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Il Mio Salotto incontra la pittrice italiana Raffaella Bruzzi, affermata per le sue tele astratte dove molta attenzione è posta alla superficie e ai diversi materiali che utilizza per realizzarle.

 

 

Ciao Raffaella, potresti presentarti ai nostri lettori? Cosa fai nella vita? Quando e come nasce il tuo interesse per l’arte?

Sono un’artista autodidatta, mamma di tre figli, Ingegnere ambientale (Politecnico di Milano) con un Dottorato di ricerca in Scienze della vita (facoltà di Medicina e Biologia, Losanna), attualmente impiegata in Banca. Sono nata a Milano e ho vissuto la mia giovinezza a Novara. Sono venuta a vivere a Losanna, la prima volta per un anno di scambio con progetto Erasmus, all’Ecole Polytechnique (EPFL); la seconda volta, dopo due anni per la mia tesi di Laurea; la terza per la tesi di Dottorato.

Ho sempre avuto voglia di dipingere, ma solo dopo la nascita del mio primo bambino, fra la carriera in Banca e il lavoro di mamma, mi sono armata di pennelli e colori e ho dipinto, un po’ per scommessa, una mia prima tela. Mi sono subito trovata a mio agio e ho ritrovato nella pittura uno spazio per me stessa, un momento di evasione, ma direi anche meditazione. Fin dai primi inizi mi sono avvicinata all’astrattismo, affascinata dalla materia e spinta dal bisogno di manipolare forme e colori senza condizionamenti

La mia prima esposizione l’ho fatta al nono mese di gravidanza. È stato un colpo di fortuna, ricordo che la gallerista mi aveva chiamato a due settimane dal vernissage dicendomi che un’artista che era in programma aveva rinunciato ad esporre e che se avessi voluto avrei potuto esporre qualche quadro. Non ero pronta, non era in programma, ma ho accettato. Ho potuto partecipare al vernissage e anche al finissage, in quanto Leonardo è nato puntualmente qualche ora dopo la chiusura dell’esposizione.

Gli anni successivi sono stati molto intensi. Dipingevo spesso la sera/notte, avendo un lavoro molto impegnativo e i bambini ancora piccoli. Sentivo che potevo dipingere per ore senza sentire fame né sonno. Dal 2017, ottenuto il part-time, l’arte è entrata in modo più preponderante nella mia vita. Da quel momento dipingo in modo più regolare (due giorni a settimana, più i bonus delle notti o week-end che riesco a prendermi) e cerco di esporre due o tre volte all’anno.

Dipingere per me è ormai un’esigenza.

 

Hai sempre realizzato figure astratte? Come nasce la tua visione quando inizi a dipingere?

Ho iniziato con il figurativo, ho dipinto forse tre o quattro tele, che ovviamente non esistono più.

L’astratto mi ha permesso di dipingere senza alcun condizionamento del mondo reale, di esprimere in piena libertà le mie sensazioni, i miei stati mentali, associati a un bisogno di espressione della mia identità, a un bisogno di libertà e pace. Quando dipingo, cerco di dare materia alla realtà immateriale, associare una forma e un colore a quella che è una percezione, dare corporeità a un pensiero o a un’emozione.

Chi sono, o sono stati, gli artisti che ti hanno ispirato o ti piacciono attualmente?

Bella domanda! Ce ne sono davvero tanti. I primi che mi vengono in mente: Rothko, Soulages, Ryman, Burri.

Quando ho iniziato credo mi ispirassi di più ai classici dell’impressionismo, il maestro della luce Monet con la sua serie delle Ninfee o Amedeo Modigliani con la sua sfrenata passione per le donne.

 

Un elemento che sicuramente salta agli occhi guardando i tuoi lavori è la complessità delle superfici, a volte i quadri sembrano quasi dei bassorilievi. Come ottieni questi effetti? Sono lavorazioni lunghe?

Mi piace sperimentare continuamente tecniche diverse e scoprire gli effetti che scaturiscono mischiando insieme diversi tipi di materia e colore.

Ho sviluppato diverse serie: ho iniziato con le “METAMORFOSI” (direi forse le più materiche) in blu e rosso: in cui sviluppo forme immaginarie di un colore intenso e ricoperto da resina (effetto vetrificato), scavate in una materia, come se fosse una corteccia o una crosta terrestre. Sono opere piuttosto intense. La forma emerge dal quadro quasi in modo naturale, spontaneamente senza premeditazione, il processo è lungo ed evolve per strati di materia e colore in un susseguirsi di momenti di frustrazione ed euforia.

Ho sviluppato in seguito altre tematiche: “MATERIA”, in cui è la materia che domina sul colore; i dipinti in questo caso sono principalmente mono o bi-cromatici, “COLOURS” in cui è il colore che domina la materia, ne consegue che vengono utilizzati anche più colori, e più recentemente “I PAESAGGI DELL’ANIMA” e la serie “IL MIO MARE”, cimentandomi con la pittura ad olio.

 

Per le tue superfici utilizzi colori o strumenti particolari?

Uso soprattutto gesso, polvere di marmo, cenere (quella del camino), sabbia (quella della spiaggia), spago, polvere di legno o di ferro (che faccio arrugginire), fogli d’oro e tutto quello che mi capita sottomano. A parte tutto questo, posso ancora aggiungere: smalti, vernici, resine, inchiostri, pastelli a cera, catrame, cemento e gli appositi medium che si trovano in commercio per dare più brillantezza o trasparenza al colore. Da qualche anno ho integrato la pittura a olio (che meraviglia!) e pigmenti naturali, iniziando così a dipingere paesaggi astratti, di preferenza mare (questa serie si intitola “IL MIO MARE”) o distese deserte (questa serie si intitola “I PAESAGGI DELL’ANIMA”).

 

Quando inizi a dipingere, hai già l’intera opera in testa o il quadro cresce e si evolve man mano, soprattutto a livello di rilievi e struttura superficiale?

Dipingere per me è come decidere di partire per un viaggio senza meta. Talvolta credo di essere arrivata e mi fermo per un certo periodo, fin quando decido di ripartire. Tutte le mie opere sono suscettibili al cambiamento. Il punto d’inizio è un’idea, uno stato d’animo, un incontro… poi il viaggio comincia, attraverso colori e materia alla ricerca di un equilibrio, tentando di dare forme e colori a una realtà immateriale.

 

Dipingi sempre con la tela in verticale o per realizzare queste superfici la posizioni anche orizzontalmente sul piano?

Penso di avere collezionato una decina di cavalletti, sono tutti in cantina. Dipingo principalmente per terra oppure fisso a un muro la tela non ancora incorniciata e dipingo in verticale.

Mi sembra di trovare spesso nei tuoi lavori dei colori “metallici”, spesso anche oro e argento. Come scegli i colori da utilizzare, quali preferisci?

Il mio colore prediletto attualmente è il blu, con i suoi derivati: l’indaco e l’oltremare petrolio.

I colori metallici li uso sulle opere materiche e per realizzarli utilizzo principalmente polveri. Prediligo l’utilizzo del bronzo perché lo trovo un colore molto interessante, meno scintillante dell’oro, più profondo e meno freddo dell’argento; amo utilizzare anche il rame con le sue sfumature rosate.

Anche nelle tue serie figurative “Montagne” e “Sagome Umane” le figure sono sempre molto stilizzate ed accennate, ci sono altri soggetti che vorresti “trattare” ed interpretare nel tuo stile?

Ho abbandonato da qualche anno il figurativo e credo sarà difficile ritornare a questa forma di espressione, nonostante qualche richiesta esplicita di due o tre clienti.

Detto questo, niente è improbabile.

 

Sei una pittrice di successo, con all’attivo esposizioni e pubblicazioni, che consiglio daresti a chi vuole approcciare il mondo dell’arte astratta? Tu quando hai realizzato di “avercela fatta” ad entrare in questo mondo?

Ti ringrazio per la tua definizione “artista di successo”, non so se io mi definirei così. Per me essere artista è innanzitutto un modo di essere e di contemplare il mondo che mi circonda con le sue meraviglie. È poi una immensa passione che nasce dal profondo della mia anima. È certamente una grande soddisfazione sapere di poter esporre le mie opere e di generare all’osservatore profonde emozioni.

In ogni mia opera cerco di trasmettere la mia essenza, di comunicare una parte di me, ma il fruitore osserva con i suoi occhi quello che vuole o meglio quello che sente in quel momento e interpreta in modo soggettivo l’opera che può procurare (oppure no) sensazioni intime. È l’opera stessa che diventa un terreno d’incontro, di scambio, di dialogo, l’inizio di un viaggio. Entrare con un dipinto direttamente nell’anima di un’altra persona, senza aver bisogno di parlare né di conoscersi: una gioia indescrivibile. Non esiste soddisfazione più grande per un’artista di poter connettersi all’anima di un’altra persona attraverso una sua opera, indipendentemente dal fatto che l’opera sia stata poi comprata dalla persona stessa. Questo rappresenta un altro tipo di soddisfazione, più materiale e meno spirituale e fortunatamente non è per questo che dipingo. Uno degli episodi che mi ha enormemente incoraggiato è stato quando, qualche anno fa, ho realizzato la mia prima vendita oltre-oceano, in Cile per la precisione, a un cliente sconosciuto che mi ha contattato su Instagram.

Un consiglio da dare a chi approccia il mondo dell’arte astratta: “dream, plan, do!” e soprattutto non lasciarsi mai abbattere dalla frustrazione, perché è proprio da quei momenti che poi nascono le opere più riuscite.

 

Quali sono i tuoi progetti futuri? Potremmo vedere i tuoi lavori in Italia in futuro?

Dipingere, dipingere e dipingere. Ho diverse esposizioni in programma fino all’estate del 2024 tra Losanna e Ginevra.

In Italia? Ho partecipato all’inizio dell’anno alla biennale di Vercelli e in passato a qualche altra mostra collettiva. Per il momento non ho niente in programma in Italia, ma perché no?

 

E per noi sarebbe un enorme piacere poter visitare una tua mostra e poterti incontrare di persona, per farci coinvolgere dalle tue opere e partire per un viaggio, come dici tu, osservando le tue emozionanti superfici. A nome di tutto lo staff de IlMioSalotto, un grandissimo ringraziamento a Raffaella, ancora complimenti per la tua arte, con il sincero augurio di poter proseguire nella tua attività sempre con la stessa coinvolgente passione.

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